La Fauna
Pur con le sue ristrettissime dimensioni Vivara ci fornisce elenchi di diverse specie d’invertebrati e vertebrati, terrestri e marini. Gli ANFIBI sono del tutto assenti, anche perché sull'isola non esistono sorgenti.
I MAMMIFERI si riducono in pratica ai soli coniglio selvatico (Oryctòlagus cunìculus),- immesso nell'isola a scopo di caccia dal re di Napoli Carlo III di Borbone circa due secoli fa -, due o tre specie di topolini (Apodèmus sylvàticus e Mus mùsculus domèsticus), e ad una delle sottospecie di topo, di dimensioni minori: la varietà «alessandrina» (Rattus rattus alexandrìnus), assuefatta oramai totalmente a una vita boschereccia con alimentazione quasi esclusivamente vegetale.
Per questa specie, non esiste un particolare fenomeno di predazione da parte di rapaci notturni o diurni.. Benché libero da predatori, il coniglio selvatico si mantiene in un quantitativo di individui che, pur non rendendolo raro, non ne fa certo risentire l'influenza come rovinosa per la vegetazione. Le caratteristiche morfologiche ed etologiche di entrambe le specie di mammiferi, inducono a pensare di trovarsi di fronte a casi di “nanismo insulare”, giustificati soprattutto da fattori come la consanguineità e la difficoltà nel procacciarsi il cibo. Stagionalmente appaiono su Vivara specie diverse di pipistrelli (Myòtis myòtis, Rinolophus ferrumequìnum, Rinolophus euryale, Vespertìlio seròtinus, Pipistrèllus Khuli) sui quali rimane ancora molto da studiare. L'isola è quindi, come per gli uccelli, una stazione nei viaggi migratori di alcune delle specie di mammiferi volanti italiani. (fonte web RNS Vivara) I rettili Se dai mammiferi volgiamo lo sguardo ai RETTILI, anche ristrettissima è la varietà delle specie che si presentano alla nostra attenzione. La lucertola (Podàrcis sìcula sìcula) è abbondantissima in tutta la gamma delle colorazioni, maculata e non, con verde e senza verde con cui si presenta in tutta la zona flegrea insulare e continentale. Non rara è un'unica specie di serpente, il biacco (Hierophis viridìflavus):assolutamente innocuo, (poco più di un metro di lunghezza), di colorazione, nelle parti superiori, bruno-olivastra nei giovani e nera negli adulti. Presente in alcune centinaia di esemplari, il biacco è osservabile durante la stagione degli amori, tra aprile e luglio. Tra i ruderi e sulle pareti dei pochi edifici può vedersi, specialmente la sera, qualche esemplare di geco comune o tarantola(Tarantola mauritànica), diffusa in quasi tutte le isole e le coste della nostra penisola, e anch'essa assolutamente innocua. La specie è, a Vivara, meno comune che a Procida. (fonte web RNS Vivara)
Gli Uccelli Se consideriamo invece gli UCCELLI, data l’esiguità del territorio dell’isola di Vivara e la brevità della sua distanza da Ischia, e tramite Procida, dalla costa flegrea, si può parlare di un’avifauna di Vivara soltanto nel senso di “avifauna insulare e continentale della zona flegrea”. Qualunque specie ornitica reperita in tale zona, osservata o non osservata sulla piccola isola, deve infatti sempre ritenersi come reperibile su di essa, eccezion fatta per gli uccelli strettamente acquatici che, frequenti nei laghetti flegrei, potrebbero ritenersi praticamente estranei all’avifauna di Vivara per l’assoluta mancanza d’acqua sull’isola. Si considerano pertanto come “presumibilmente” presenti tutte le specie che risultano osservate nelle vicine coste flegree ed isole maggiori. Si può quindi affermare che a Vivara esistono alcune specie «stanziali», (possono trovarsi durante tutto l'anno); mentre altre sono «invernali» (da ottobre a marzo), pochissime sono «estive» (da aprile a settembre), e la maggioranza sono «di passo» (autunnale, settembre-ottobre-novembre, o primaverile, marzo-aprile-maggio, o di entrambi). Delle specie stanziali solo alcune vi dimorano realmente tutto l'anno anche nella maggioranza dei loro individui.
Per le specie stanziali, tra i passeriformi:
Tra i non passeriformi sono «stanziali» nel senso suddetto:
Tali sono in particolare:
Tra i passeriformi le specie normalmente svernanti sono:
Tra le specie normalmente svernanti, tra i non passeriformi, vi è il solo gabbiano comune (Larus ridibùndus).
Delle specie occasionali durante l'inverno diremo a proposito di quelle tipiche del passo autunnale: sono infatti la maggioranza di queste che spesso si ripresentano poi nel corso dell'inverno con individui erratici oltre che a Vivara anche nelle zone limitrofe.
Tra le specie definibili «estive», cioè che nidificano a Vivara pur non essendovi stanziali, ci sarebbe solo il gheppio (Falco tinnùnculus) o falchetto comune, sulla cui nidificazione a Vivara resta però da discutere.
Il grosso, dunque, degli uccelli reperibili a Vivara è in pratica rappresentato dagli uccelli di passo. Queste specie sarebbero poi da distinguere in tre categorie: quelle tipiche cioè del passo autunnale, quelle tipiche del ripasso primaverile, e quelle che oltre che al passo compaiono anche sporadicamente durante l'inverno; è chiaro che la maggioranza di tutte queste specie, sono reperibili sia al passo autunnale che al ripasso primaverile.
Tra i passeriformi possiamo considerare come specie tipiche del passo autunnale, e quasi tutte con sporadiche ricomparse durante l'inverno e al ripasso:
Non passeriformi tipici del passo autunnale e delle sporadiche ricomparse invernali possono considerarsi:
Tipici del ripasso primaverile culminante in aprile sono tutto il folto gruppo dei più splendidi e ravvivanti uccelli che contribuiscono più di tutti a rendere Vivara bella e interessante dal punto di vista ornitologico.
Tra i passeriformi appartengono a questo gruppo:
Raramente si sono aggiunti a questo consueto gruppo di Passeriformi primaverili di Vivara,
l'Ortolano (Emberiza hortulana),
la Cannaiola (Acrocephalus scirpaceus),
il Forapaglie (Acrocephalus schoenobaenus),
l'Usignolo di fiume (Cettia cetti),
il luì bianco (Phyllòscopus Bonèlli) e
il Pettazzurro (Luscinia svecica).
Tra i non Passeriformi sono transitori ospiti normali dell'aprile-maggio vivarese;
Sul finire di maggio, e poi di nuovo in agosto «passano», trattenendosi brevemente lungo le coste dell'isola, le varie specie anch'esse dell'ordine dei Gabbiani, confuse generalmente come «Rondini di mare» Sterna comune Sterna hirundo, Beccapesci – Sterna sandivicensis ecc.) spiccatamente più piccole e agili dei veri Gabbiani, e meravigliose per la loro resistenza al volo e la lunghezza dei loro percorsi migratori, protratti spesso da un circolo polare all'altro.
Si mantengono invece di frequenza in pratica equivalente nel passo autunnale e nel ripasso primaverile, tra i Passeriformi, le cinque specie di «rondini»: Rondine (Hirundo rustica), Balestruccio (Delichun urbica), Topino (Riparia riparia); e, tra i non passeriformi, le tre specie di Rondoni: Rondone (Apus apus), Rondone maggiore (Apus melba), Rondone pallido (Apus pallidus); le specie di Falconiformi: Gheppio (Falco tinnunculus), Smeriglio (Falco columbarius), Lodolaio (Falco subbuteo), Falco cuculo (Falco vespertinus), Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), Nibbio bruno (Milvus milvus), Nibbio reale (Milvus migrans), Poiana (Buteo buteo).
Del tutto fuori d’ogni rapporto stagionale sono le rare comparse nei cieli dell'isola del Corvo imperiale (Corvus corax); e la Gavina (Larus canus). L’interesse enormemente maggiore che l’isoletta di Vivara presenta per il passo primaverile rispetto a quello autunnale deriva chiaramente dal fatto che l’ambiente da essa offerto a molte specie migranti che vi si possono trovare non è affatto quello idoneo per tali uccelli. Di questo fatto, constatabile soprattutto per i Ralliformi (Porciglione – Rallus aquaticus, Voltolino – Porzana porzana, ecc) e i Caradriformi (Corriere – Charadrius hiaticula, Piviere dorato – Charadrius apicarius, Piviere tortolino – C. morinellus, Chiurlo – Numenius arcuata, ecc), con eccezione della sola Beccaccia, cui è consona la boscaglia di Vivara, può darsi come esempio tipico la Quaglia, unico Galliforme reperibile nell’isola. Questa, infatti, del tutto estranea all’ambiente boschivo e selvoso di Vivara, è come detto immancabile, e in alcuni anni addirittura abbondante sull’isola dal 20 aprile al 20 maggio, quando vi giunge all’alba dal mare; mentre è ben difficilmente reperibile nel passo autunnale, quando intraprende il suo volo migratorio dai campi e dalle brughiere del vicinissimo continente in cui abitualmente vive. (fonte web RNS Vivara)
Gli insetti Pur essendo un'isola e quindi geograficamente circoscritta, Vivara, dalle raccolte al volo, non presenta aspetti particolari di carattere entomofaunistico che la discostano dalla vicinissima terraferma.
Tuttavia un mondo minuscolo ma tutt’altro che trascurabile è quello degli INSETTI, che instaurano i rapporti più svariati con la vegetazione esistente, dall’impollinazione dei fiori alla fitofagia.
L’interesse dell’isola è legato anche al controllo da parte di altri insetti loro nemici, predatori e parassitoidi, in quel meraviglioso equilibrio biologico e naturale che in un’area non influenzata da interventi antropici o chimici può esprimersi liberamente.
Tra gli insetti degni di nota appaiono soprattutto l'omottero Peliococcus Vivarensis, cocciniglia rinvenuta sulle radici della composita Inula viscosa e individuata come specie nuova per la scienza (Tranfaglia, 1981), il lepidottero geometride Chesias Isabellae Schaw, farfalla tipica della fauna iberica che fu raccolto a Vivara dove si era spinto e l'omotteroafalaride Euphyllùra fasciàta, che in Italia risulta segnalata per prima a Vivara, anche se comune in altri Paesi mediterranei.
L’assenza di gruppi di insetti legati ad ambienti meno aridi è dovuta alla mancanza sull'isola di corsi d'acqua o pozze stagnanti; fanno eccezione gli odonati Anax parthènope e Sympètrum fonscolombei, libellule che si spingono anche a chilometri di distanza dai luoghi umidi alla ricerca di cibo.
Degli altri ordini presenti sull’isola, quelli più rappresentati sono gli Emitteri (con le famiglie dei pentatomidi, ligeidi, miridi), gli Omotteri (afididi, afalaridi, coccidi), gli Ortotteri (tettigonidi, acrididi, grillidi), Neurotteri(crisopidi, mirmeleonidi), Isotteri (con la presenza di entrambe le specie di termiti italiane), Cheleutotteri, con il mimetico Bacìllus Ròssii, o insetto stecco. (fonte web RNS Vivara)
Geologia(sottomenu del patrimonio) Appare con molta evidenza che è in effetti un frammento di parete craterica di un antico vulcano che con l'altro pezzo rimasto, quello di S. Margherita di Procida, costituiva l'intero cratere poi distrutto su gli altri due fianchi da secoli di mareggiate provocate dai venti di Libeccio e di Scirocco che spirano in zona più frequentemente, formando così l'attuale conca ora invasa dal mare che prende il nome di golfo di Gènito.
Su questo vulcano sottomarino, emerso in parte per il deposito stesso del suo materiale e per altre cause vulcaniche, si sarebbero depositate nei secoli, tre successive stratificazioni provenienti in parte da ulteriore attività del vulcano stesso, e in parte da eruzioni fortemente esplosive prima di Ischia (b), poi di Procida (vulcano di Solchiaro) e infine dei Campi Flegrei.
Pianta di Vivara Procida e Vivara fanno parte del complesso vulcanico dei Campi Flegrei, del quale costituiscono, con Ischia,il settore insulare. Lunga 4,6 km e larga 2 km (max.), quest’area presenta altezza massima di 91 m, a Procida, e 109 m, a Vivara, mentre il fondale marino circostante non supera i 20 metri di profondità.
La morfologia delle due isole è piuttosto articolata essendo l’area caratterizzata da insenature semicircolari i cui bordi costituiscono i relitti di edifici vulcanici formatisi in un periodo compreso tra 50.000 e 19.000 anni fa. L’eruzione più antica di Procida, a carattere esplosivo, è testimoniata da cenere, pomici e scorie che costituiscono i depositi dell’isolotto di Vivara e del promontorio di Santa Margherita Vecchia.
Queste due strutture sono quel che resta del vulcano più antico di Procida, dopo il franamento del settore sud-orientale dell’edificio vulcanico di Vivara. Successivamente l’attività vulcanica di quest’area dei Campi Flegrei migrò verso nord-est con la formazione del vulcano di punta Serra, sempre a Procida: qui si riconoscono depositi piroclastici cosiddetti da flusso, (allorché i gas in pressione frammentano il magma, formando una miscela di solidi e gas ad elevata concentrazione di particelle solide), da surge (anch’essi una miscela di solidi e gas, ma con minore concentrazione di particelle solide) e da ricaduta (fall out) dei materiali proiettati ad alta quota (quando l’esplosione forma la cosiddetta colonna pliniana).
Successivamente, si ebbe l’emissione di lava, con formazione del duomo lavico di punta Ottimo, a nord-ovest dell’isola di Procida. I prodotti dell’eruzione di Fiumicello (a nord) coprirono successivamente quelli di punta Serra, mentre ad est si formò il vulcano di Terra Murata. L’ultima eruzione avvenuta a Procida (19.000 anni fa) è quella del vulcano di Solchiaro (a sud-ovest), con depositi da surge e flusso piroclastico, intercalati da depositi di ricaduta, che ricoprono Procida e Vivara e raggiunsero Monte di Procida. Un ulteriore centro eruttivo è localizzato al largo, presso la Secca delle Formiche (tra Vivara e Ischia).Esaminando nel dettaglio la geologia di Vivara, osserviamo quattro differenti depositi, corrispondenti ad altrettante eruzioni o periodi di attività.
La parte basale emerge per circa un terzo dell’altezza di Vivara ed è formata da brecce vulcaniche e frammenti lavici (vulcaniti dette ialoclastiti) ammassati e cementati, prodotti da eruzioni sottomarine avvenute 50.000 anni fa. Il deposito sovrastante, alto più di un terzo dell’isola, si formò quando quello basale era già emerso. Tale deposito, il cui spessore risulta maggiore nel versante orientato verso Sud Ovest è attribuibile al vulcano di Vivara. Il terzo deposito è dovuto probabilmente all’eruzione del vulcano di Solchiaro, 19.000 anni fa. Infine l’ultimo deposito, costituito da ceneri e pomici per uno spessore di circa 2 m e ricoperto da terreno agrario, è attribuibile ad eruzioni esplosive dei Campi Flegrei avvenute a partire da circa 14.000 anni fa. (fonte web RNS Vivara)
I MAMMIFERI si riducono in pratica ai soli coniglio selvatico (Oryctòlagus cunìculus),- immesso nell'isola a scopo di caccia dal re di Napoli Carlo III di Borbone circa due secoli fa -, due o tre specie di topolini (Apodèmus sylvàticus e Mus mùsculus domèsticus), e ad una delle sottospecie di topo, di dimensioni minori: la varietà «alessandrina» (Rattus rattus alexandrìnus), assuefatta oramai totalmente a una vita boschereccia con alimentazione quasi esclusivamente vegetale.
Per questa specie, non esiste un particolare fenomeno di predazione da parte di rapaci notturni o diurni.. Benché libero da predatori, il coniglio selvatico si mantiene in un quantitativo di individui che, pur non rendendolo raro, non ne fa certo risentire l'influenza come rovinosa per la vegetazione. Le caratteristiche morfologiche ed etologiche di entrambe le specie di mammiferi, inducono a pensare di trovarsi di fronte a casi di “nanismo insulare”, giustificati soprattutto da fattori come la consanguineità e la difficoltà nel procacciarsi il cibo. Stagionalmente appaiono su Vivara specie diverse di pipistrelli (Myòtis myòtis, Rinolophus ferrumequìnum, Rinolophus euryale, Vespertìlio seròtinus, Pipistrèllus Khuli) sui quali rimane ancora molto da studiare. L'isola è quindi, come per gli uccelli, una stazione nei viaggi migratori di alcune delle specie di mammiferi volanti italiani. (fonte web RNS Vivara) I rettili Se dai mammiferi volgiamo lo sguardo ai RETTILI, anche ristrettissima è la varietà delle specie che si presentano alla nostra attenzione. La lucertola (Podàrcis sìcula sìcula) è abbondantissima in tutta la gamma delle colorazioni, maculata e non, con verde e senza verde con cui si presenta in tutta la zona flegrea insulare e continentale. Non rara è un'unica specie di serpente, il biacco (Hierophis viridìflavus):assolutamente innocuo, (poco più di un metro di lunghezza), di colorazione, nelle parti superiori, bruno-olivastra nei giovani e nera negli adulti. Presente in alcune centinaia di esemplari, il biacco è osservabile durante la stagione degli amori, tra aprile e luglio. Tra i ruderi e sulle pareti dei pochi edifici può vedersi, specialmente la sera, qualche esemplare di geco comune o tarantola(Tarantola mauritànica), diffusa in quasi tutte le isole e le coste della nostra penisola, e anch'essa assolutamente innocua. La specie è, a Vivara, meno comune che a Procida. (fonte web RNS Vivara)
Gli Uccelli Se consideriamo invece gli UCCELLI, data l’esiguità del territorio dell’isola di Vivara e la brevità della sua distanza da Ischia, e tramite Procida, dalla costa flegrea, si può parlare di un’avifauna di Vivara soltanto nel senso di “avifauna insulare e continentale della zona flegrea”. Qualunque specie ornitica reperita in tale zona, osservata o non osservata sulla piccola isola, deve infatti sempre ritenersi come reperibile su di essa, eccezion fatta per gli uccelli strettamente acquatici che, frequenti nei laghetti flegrei, potrebbero ritenersi praticamente estranei all’avifauna di Vivara per l’assoluta mancanza d’acqua sull’isola. Si considerano pertanto come “presumibilmente” presenti tutte le specie che risultano osservate nelle vicine coste flegree ed isole maggiori. Si può quindi affermare che a Vivara esistono alcune specie «stanziali», (possono trovarsi durante tutto l'anno); mentre altre sono «invernali» (da ottobre a marzo), pochissime sono «estive» (da aprile a settembre), e la maggioranza sono «di passo» (autunnale, settembre-ottobre-novembre, o primaverile, marzo-aprile-maggio, o di entrambi). Delle specie stanziali solo alcune vi dimorano realmente tutto l'anno anche nella maggioranza dei loro individui.
Per le specie stanziali, tra i passeriformi:
- il passero (PasserItàliae) e il passero mattugio (Passermontànus) o «mattugina»,
- il fringuello (Fringillacoèlebs),
- il merlo (Turdusmèrula),
- la capinera (Sylviaatricapìlla),
- l'occhioccotto (Sylviamelanocèphala),
- la sterpazzolina (Sylviacontìllans),
- lo scricciolo (Troglodýtestroglodýtes),
- la cinciallegra (Parus maior),
- il passero solitario (Montìcola solitària).
Tra i non passeriformi sono «stanziali» nel senso suddetto:
- il gabbiano reale (Larus michahellis). A punta d'Alaca, sul versante occidentale di Vivara, dimora stabilmente una colonia di circa trecento gabbiani reali, in prevalenza giovani, che spesso si levano in volo tutti insieme, coprendo la piccola isola di una nuvola di vita e di bellezza;
- l'assiolo (Otus scopus),
- il barbagianni (Tyto alba).
Tali sono in particolare:
- il cardellino (Carduèliscarduèlis),
- il verdone (Carduelischloris),
- il verzellino (Serìnusserinus).
Tra i passeriformi le specie normalmente svernanti sono:
- il pettirosso (Erìthacusrubècula),
- il tordobottaccio (Turdusphilomelos),
- lo spazzacamino (Phoenicùrusochruros), detto anche «codirosso spazzacamino»,
- l'accèntore (Prunèllamodulàris) o «passera scopaiola»,
- il fiorrancino (Règulusignicapìllus),
- il regolo (Règulusrègulus),
- il luìpiccolo (Phyllòscopuscollybita)
Tra le specie normalmente svernanti, tra i non passeriformi, vi è il solo gabbiano comune (Larus ridibùndus).
Delle specie occasionali durante l'inverno diremo a proposito di quelle tipiche del passo autunnale: sono infatti la maggioranza di queste che spesso si ripresentano poi nel corso dell'inverno con individui erratici oltre che a Vivara anche nelle zone limitrofe.
Tra le specie definibili «estive», cioè che nidificano a Vivara pur non essendovi stanziali, ci sarebbe solo il gheppio (Falco tinnùnculus) o falchetto comune, sulla cui nidificazione a Vivara resta però da discutere.
Il grosso, dunque, degli uccelli reperibili a Vivara è in pratica rappresentato dagli uccelli di passo. Queste specie sarebbero poi da distinguere in tre categorie: quelle tipiche cioè del passo autunnale, quelle tipiche del ripasso primaverile, e quelle che oltre che al passo compaiono anche sporadicamente durante l'inverno; è chiaro che la maggioranza di tutte queste specie, sono reperibili sia al passo autunnale che al ripasso primaverile.
Tra i passeriformi possiamo considerare come specie tipiche del passo autunnale, e quasi tutte con sporadiche ricomparse durante l'inverno e al ripasso:
- il lucherino (Carduèlis spinus),
- più raro, il tordo sassello (Turdus mùsicus),
- il fanello (Carduèlis cannabina);
- il frosone (Coccothràustes coccothràustes),
- lo storno (Sturnus vulgàris) in branchetti;
- il saltimpalo (Saxìcola torquàta),
- la ballerina (Motacìlla alba),
- la strisciaiola (Motacilla cinèrea) o «ballerina gialla»;
- e, raramente in ottobre qualche allodola (Alàuda arvènsis),
- e qualche tottavilla (Pùllula arbòrea);
- qualche calandrella (Calandrèlla cinèrea);
- e, di nuovo tra gli alberi lo zigolo (Emberìza cirlus);
- e, rarissima, la cinciarella (Parus caerùleus), molto strana per questa sua rarità a Vivara, data la frequenza con cui la si può vedere in tutta la zona flegrea.
Non passeriformi tipici del passo autunnale e delle sporadiche ricomparse invernali possono considerarsi:
- il colombaccio (Colòmba palùmbus), che in qualche anno è stato presente per tutto l'inverno;
- il martinpescatore (Alcèdo atthis), avvistato anche d'estate, e
- la beccaccia (Scòlopax rustìcola).
Tipici del ripasso primaverile culminante in aprile sono tutto il folto gruppo dei più splendidi e ravvivanti uccelli che contribuiscono più di tutti a rendere Vivara bella e interessante dal punto di vista ornitologico.
Tra i passeriformi appartengono a questo gruppo:
- l’usignolo (Luscìnia magarhìncha),
- il rigogolo (Orìolus orìolus),
- il codirossone (Monticòla saxìcola),
- il codirosso (Phoenicùrus phoenicùrus),
- il culbianco (Oenànthe oenànthe);
- la monachella (Oenànthe Hispànica),
- lo stiaccino (Saxìcola rubètra),
- l'averlacapirossa (Lanius senàtor),
- la cutrettola (Motacìlla flava),
- la pispola (Anthus pratènsis),
- il prispolone (Anthus triviàlis);
- il rarocalandromaggiore (Anthus Richàrdi),
- il beccafico (Sylvia simplex);
- la bigiarella (Sylvia corrùca);
- il pigliamosche (Muscicapa striàta);
- la sterpazzola (Sylvia commùnis),
- la balianera (Ficedula hypolèuca),
- la baliadalcollare (Ficedula albicollis),
- il Canapino (Hippolais poliglotta);
- il Canapinomaggiore (Hippolais icterina);
- il luìgrosso (Phyllòscopus tròchilus);
- il luìverde (Phyllòscopus sibilàtrix).
Raramente si sono aggiunti a questo consueto gruppo di Passeriformi primaverili di Vivara,
l'Ortolano (Emberiza hortulana),
la Cannaiola (Acrocephalus scirpaceus),
il Forapaglie (Acrocephalus schoenobaenus),
l'Usignolo di fiume (Cettia cetti),
il luì bianco (Phyllòscopus Bonèlli) e
il Pettazzurro (Luscinia svecica).
Tra i non Passeriformi sono transitori ospiti normali dell'aprile-maggio vivarese;
- il Succiacapre (Caprimulguseuropaeus);
- la Ghiandaiamarina (Coraciusgarrulus),
- il Gruccione (Meropsapiaster), detto localmente “Acquarulo”,
- l'Upupa (Upupaepops),
- il Cuculo (Cuculuscanorus),
- il Torcicollo (Iynxtorquilla) (non raro anche d'inverno),
- la Quaglia (Coturnixcoturnix),
- la Tortora (Streptopeliaturtur),
- l'Aironecenerino (Ardeacinerea)
Sul finire di maggio, e poi di nuovo in agosto «passano», trattenendosi brevemente lungo le coste dell'isola, le varie specie anch'esse dell'ordine dei Gabbiani, confuse generalmente come «Rondini di mare» Sterna comune Sterna hirundo, Beccapesci – Sterna sandivicensis ecc.) spiccatamente più piccole e agili dei veri Gabbiani, e meravigliose per la loro resistenza al volo e la lunghezza dei loro percorsi migratori, protratti spesso da un circolo polare all'altro.
Si mantengono invece di frequenza in pratica equivalente nel passo autunnale e nel ripasso primaverile, tra i Passeriformi, le cinque specie di «rondini»: Rondine (Hirundo rustica), Balestruccio (Delichun urbica), Topino (Riparia riparia); e, tra i non passeriformi, le tre specie di Rondoni: Rondone (Apus apus), Rondone maggiore (Apus melba), Rondone pallido (Apus pallidus); le specie di Falconiformi: Gheppio (Falco tinnunculus), Smeriglio (Falco columbarius), Lodolaio (Falco subbuteo), Falco cuculo (Falco vespertinus), Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), Nibbio bruno (Milvus milvus), Nibbio reale (Milvus migrans), Poiana (Buteo buteo).
Del tutto fuori d’ogni rapporto stagionale sono le rare comparse nei cieli dell'isola del Corvo imperiale (Corvus corax); e la Gavina (Larus canus). L’interesse enormemente maggiore che l’isoletta di Vivara presenta per il passo primaverile rispetto a quello autunnale deriva chiaramente dal fatto che l’ambiente da essa offerto a molte specie migranti che vi si possono trovare non è affatto quello idoneo per tali uccelli. Di questo fatto, constatabile soprattutto per i Ralliformi (Porciglione – Rallus aquaticus, Voltolino – Porzana porzana, ecc) e i Caradriformi (Corriere – Charadrius hiaticula, Piviere dorato – Charadrius apicarius, Piviere tortolino – C. morinellus, Chiurlo – Numenius arcuata, ecc), con eccezione della sola Beccaccia, cui è consona la boscaglia di Vivara, può darsi come esempio tipico la Quaglia, unico Galliforme reperibile nell’isola. Questa, infatti, del tutto estranea all’ambiente boschivo e selvoso di Vivara, è come detto immancabile, e in alcuni anni addirittura abbondante sull’isola dal 20 aprile al 20 maggio, quando vi giunge all’alba dal mare; mentre è ben difficilmente reperibile nel passo autunnale, quando intraprende il suo volo migratorio dai campi e dalle brughiere del vicinissimo continente in cui abitualmente vive. (fonte web RNS Vivara)
Gli insetti Pur essendo un'isola e quindi geograficamente circoscritta, Vivara, dalle raccolte al volo, non presenta aspetti particolari di carattere entomofaunistico che la discostano dalla vicinissima terraferma.
Tuttavia un mondo minuscolo ma tutt’altro che trascurabile è quello degli INSETTI, che instaurano i rapporti più svariati con la vegetazione esistente, dall’impollinazione dei fiori alla fitofagia.
L’interesse dell’isola è legato anche al controllo da parte di altri insetti loro nemici, predatori e parassitoidi, in quel meraviglioso equilibrio biologico e naturale che in un’area non influenzata da interventi antropici o chimici può esprimersi liberamente.
Tra gli insetti degni di nota appaiono soprattutto l'omottero Peliococcus Vivarensis, cocciniglia rinvenuta sulle radici della composita Inula viscosa e individuata come specie nuova per la scienza (Tranfaglia, 1981), il lepidottero geometride Chesias Isabellae Schaw, farfalla tipica della fauna iberica che fu raccolto a Vivara dove si era spinto e l'omotteroafalaride Euphyllùra fasciàta, che in Italia risulta segnalata per prima a Vivara, anche se comune in altri Paesi mediterranei.
L’assenza di gruppi di insetti legati ad ambienti meno aridi è dovuta alla mancanza sull'isola di corsi d'acqua o pozze stagnanti; fanno eccezione gli odonati Anax parthènope e Sympètrum fonscolombei, libellule che si spingono anche a chilometri di distanza dai luoghi umidi alla ricerca di cibo.
Degli altri ordini presenti sull’isola, quelli più rappresentati sono gli Emitteri (con le famiglie dei pentatomidi, ligeidi, miridi), gli Omotteri (afididi, afalaridi, coccidi), gli Ortotteri (tettigonidi, acrididi, grillidi), Neurotteri(crisopidi, mirmeleonidi), Isotteri (con la presenza di entrambe le specie di termiti italiane), Cheleutotteri, con il mimetico Bacìllus Ròssii, o insetto stecco. (fonte web RNS Vivara)
Geologia(sottomenu del patrimonio) Appare con molta evidenza che è in effetti un frammento di parete craterica di un antico vulcano che con l'altro pezzo rimasto, quello di S. Margherita di Procida, costituiva l'intero cratere poi distrutto su gli altri due fianchi da secoli di mareggiate provocate dai venti di Libeccio e di Scirocco che spirano in zona più frequentemente, formando così l'attuale conca ora invasa dal mare che prende il nome di golfo di Gènito.
Su questo vulcano sottomarino, emerso in parte per il deposito stesso del suo materiale e per altre cause vulcaniche, si sarebbero depositate nei secoli, tre successive stratificazioni provenienti in parte da ulteriore attività del vulcano stesso, e in parte da eruzioni fortemente esplosive prima di Ischia (b), poi di Procida (vulcano di Solchiaro) e infine dei Campi Flegrei.
Pianta di Vivara Procida e Vivara fanno parte del complesso vulcanico dei Campi Flegrei, del quale costituiscono, con Ischia,il settore insulare. Lunga 4,6 km e larga 2 km (max.), quest’area presenta altezza massima di 91 m, a Procida, e 109 m, a Vivara, mentre il fondale marino circostante non supera i 20 metri di profondità.
La morfologia delle due isole è piuttosto articolata essendo l’area caratterizzata da insenature semicircolari i cui bordi costituiscono i relitti di edifici vulcanici formatisi in un periodo compreso tra 50.000 e 19.000 anni fa. L’eruzione più antica di Procida, a carattere esplosivo, è testimoniata da cenere, pomici e scorie che costituiscono i depositi dell’isolotto di Vivara e del promontorio di Santa Margherita Vecchia.
Queste due strutture sono quel che resta del vulcano più antico di Procida, dopo il franamento del settore sud-orientale dell’edificio vulcanico di Vivara. Successivamente l’attività vulcanica di quest’area dei Campi Flegrei migrò verso nord-est con la formazione del vulcano di punta Serra, sempre a Procida: qui si riconoscono depositi piroclastici cosiddetti da flusso, (allorché i gas in pressione frammentano il magma, formando una miscela di solidi e gas ad elevata concentrazione di particelle solide), da surge (anch’essi una miscela di solidi e gas, ma con minore concentrazione di particelle solide) e da ricaduta (fall out) dei materiali proiettati ad alta quota (quando l’esplosione forma la cosiddetta colonna pliniana).
Successivamente, si ebbe l’emissione di lava, con formazione del duomo lavico di punta Ottimo, a nord-ovest dell’isola di Procida. I prodotti dell’eruzione di Fiumicello (a nord) coprirono successivamente quelli di punta Serra, mentre ad est si formò il vulcano di Terra Murata. L’ultima eruzione avvenuta a Procida (19.000 anni fa) è quella del vulcano di Solchiaro (a sud-ovest), con depositi da surge e flusso piroclastico, intercalati da depositi di ricaduta, che ricoprono Procida e Vivara e raggiunsero Monte di Procida. Un ulteriore centro eruttivo è localizzato al largo, presso la Secca delle Formiche (tra Vivara e Ischia).Esaminando nel dettaglio la geologia di Vivara, osserviamo quattro differenti depositi, corrispondenti ad altrettante eruzioni o periodi di attività.
La parte basale emerge per circa un terzo dell’altezza di Vivara ed è formata da brecce vulcaniche e frammenti lavici (vulcaniti dette ialoclastiti) ammassati e cementati, prodotti da eruzioni sottomarine avvenute 50.000 anni fa. Il deposito sovrastante, alto più di un terzo dell’isola, si formò quando quello basale era già emerso. Tale deposito, il cui spessore risulta maggiore nel versante orientato verso Sud Ovest è attribuibile al vulcano di Vivara. Il terzo deposito è dovuto probabilmente all’eruzione del vulcano di Solchiaro, 19.000 anni fa. Infine l’ultimo deposito, costituito da ceneri e pomici per uno spessore di circa 2 m e ricoperto da terreno agrario, è attribuibile ad eruzioni esplosive dei Campi Flegrei avvenute a partire da circa 14.000 anni fa. (fonte web RNS Vivara)